La Corte Suprema respinge Google: il Play Store non sarà più quello di prima
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Sì: la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto la richiesta di Google di sospendere l’ingiunzione antitrust sul Play Store, obbligando l’azienda a implementare importanti riforme che apriranno Android a più concorrenza e alternative di pagamento e distribuzione delle app.

Cosa cambia subito

  • Google dovrà iniziare a consentire ai developer di indirizzare gli utenti verso metodi di pagamento esterni e link esterni, senza imporre Google Play Billing, con una prima scadenza operativa fissata per ottobre 2025 secondo l’ordine del giudice James Donato.
  • Gli sviluppatori potranno impostare prezzi e sistemi di checkout alternativi all’interno o a valle del Play Store, riducendo la dipendenza dalle commissioni e dalle regole di Google per gli acquisti in‑app.

Apertura a store concorrenti

  • L’ingiunzione impone a Google di consentire la distribuzione e l’installazione di store di terze parti, inclusa la disponibilità del loro catalogo attraverso Android e, in specifiche forme, anche visibilità su Play, aumentando così le vie di distribuzione per app e giochi.
  • Per un periodo di tre anni, Google dovrà rivedere termini e pratiche che ostacolavano l’emergere di store alternativi e l’uso meno vincolato del Play Store, con oneri e commissioni basati sui costi effettivi di Google.

Sicurezza e tempi di attuazione

  • Google ha sostenuto che l’apertura accelerata a pagamenti esterni e store alternativi comporta rischi di sicurezza e frodi per oltre 100 milioni di utenti USA, ma i giudici non hanno concesso la sospensione temporanea richiesta dall’azienda.
  • Le prime modifiche devono partire entro ottobre 2025, mentre cambiamenti più ampi sulla distribuzione degli store concorrenti e sull’accesso ai cataloghi matureranno nei mesi successivi secondo la scansione rimasta in vigore dopo il diniego della sospensione.

Contesto legale (Epic vs Google)

  • Il tutto discende dalla vittoria in giuria di Epic Games del 2023, che ha riconosciuto come il Play Store mantenesse illegalmente un monopolio su Android e sugli acquisti in‑app, portando all’ingiunzione rimodellata nel 2024 dal giudice Donato.
  • La decisione della Corte Suprema è su un’istanza d’emergenza: non chiude il caso nel merito, ma rende effettive le riforme in attesa dei successivi gradi di giudizio sull’appello di Google.

Quali cambiamenti pratici arriveranno sul Play Store

In arrivo riforme concrete: entro ottobre 2025 Google dovrà consentire pagamenti esterni, link fuori dal Play e un “anti-steering” più ampio; nei mesi successivi matureranno divieti di esclusiva e, entro luglio 2026, aperture strutturali verso store concorrenti e accesso al catalogo Play per rivali selezionati.

Pagamenti e link esterni

  • Gli sviluppatori potranno indirizzare gli utenti a metodi di pagamento fuori da Google Play Billing direttamente dall’app, senza schermate dissuasive, oneri aggiuntivi o blocchi, con prime scadenze operative a ottobre 2025 negli USA.
  • Sarà consentito inserire link a download e checkout esterni, ampliando la libertà di prezzo e di integrazione dei gateway di pagamento rispetto alle attuali regole del Play Store.

Fine delle esclusive e incentivi

  • Google non potrà più offrire pagamenti, sconti o incentivi a OEM, operatori e sviluppatori per ottenere esclusività del Play Store o preinstallazioni privilegiate, riducendo barriere per la distribuzione alternativa.
  • Il divieto sugli accordi di esclusiva e sulle pratiche che ostacolano canali concorrenti resterà in vigore per un periodo pluriennale coperto dall’ingiunzione, sotto supervisione giudiziaria.

Store alternativi e distribuzione

  • È previsto l’obbligo di consentire agli utenti di accedere a store di terze parti dall’interno dell’ecosistema Android, con una milestone rilevante fissata a luglio 2026 per l’abilitazione via Play e l’apertura del catalogo Play ai rivali in forme definite.
  • Google dovrà collaborare alla definizione di meccanismi che permettano a store concorrenti di attingere al catalogo Play, attenuando il “problema dell’uovo e della gallina” tipico delle piattaforme due‑lati.

Tempistiche chiave

  • Entro 22 ottobre 2025: via libera a steering verso pagamenti esterni, link esterni e prime modifiche alle policy sugli acquisti in‑app negli USA, salvo specifiche di implementazione per area geografica.
  • Entro luglio 2026: obblighi su integrazione/visibilità degli store di terze parti tramite Play e accesso incrociato al catalogo, con ulteriori cambiamenti all’esperienza di installazione e aggiornamento.

Impatto per utenti e developer

  • Per gli utenti: maggiori opzioni di pagamento e download, potenzialmente prezzi più bassi o offerte diverse fuori dal circuito Play, fermo restando il dibattito sui profili di sicurezza che Google evoca come rischio aggiuntivo.
  • Per i developer: più leve di monetizzazione (commissioni ridotte, sistemi di checkout propri), minore dipendenza dalla fatturazione Play e possibilità più concrete di distribuzione multi‑store su Android.

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2 pensieri riguardo “La Corte Suprema respinge Google: il Play Store non sarà più quello di prima
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