Location, TX 20121, ITALIA
TECHNICAL ASSISTANC +39 02 8239 6079

Diabete 1: cos’è e cosa lo provoca

Salute e tecnologia

Diabete 1: cos’è e cosa lo provoca

Tempo di lettura: 4 minuti

Cosa è il diabete di tipo 1?

Il diabete mellito di tipo 1 è sia una patologia dismetabolica ad eziologia autoimmune.

Si manifesta con la totale (o quasi) incapacità del pancreas di sintetizzare e rilasciare insulina, un ormone peptidico post-prandiale con funzione ipoglicemizzante.

Se da un lato è noto il meccanismo di base, dall’altro non si conoscono la ragioni specifiche alla base dello stesso (probabilmente genetiche).

Ciò che avviene è la distruzione delle cellule beta-pancreatiche ad opera del sistema immunitario, in maniera “simile” a quanto avviene in altre malattie autoimmuni – ad es. la tiroidite di Hashimoto – con le quali sembra avere una certa correlazione statistica.

La diagnosi è pertanto basata sulla ricerca degli anticorpi implicati nella reazione.

Il diabete mellito tipo 1 esordisce quasi sempre in giovane età. La prima comparsa dei sintomi può essere caratterizzata da fenomeni diversi, in base al caso. Possono basarsi sull’iperglicemia cronica, sulla chetoacidosi o anche sull’ipoglicemia dovuta a una provvisoria iperproduzione insulinica, che precede la totale interruzione della funzionalità delle cellule beta-pancreatiche.

Gli esordi poco gravi provocano sintomi classici quali: aumento della minzione, della sete e dell’appetito, e perdita di peso. Quelli molto gravi la perdita di conoscenza e il coma.

La terapia del diabetico tipo 1 è quindi cronica, di mantenimento, senza la possibilità di guarigione. Fondamentalmente costituita dall’iniezione di insulina, opportunamente calibrata in base alla dieta e all’attività fisica, non prevede altri accorgimenti.

Se non trattato, il diabete mellito tipo 1 causa varie complicazioni gravi, sia acute, sia croniche. Altre complicanze del diabete mellito tipo 1 sono di natura collaterale e si basano prevalentemente sull’ipoglicemia provocata dalla somministrazione di una dose eccessiva di insulina.

Ad oggi, le possibilità terapeutiche sono notevolmente migliorare rispetto al passato e la qualità di vita del diabetico è pressoché sovrapponibile a quella del soggetto sano, così come lo stato di salute generale e l’aspettativa di vita.


Il diabete mellito tipo 1 rappresenta il 5-10% dei casi complessivi di diabete nel mondo.https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2023/11/06/diabete-1-orig.jpeg

Shutterstock

Come si diventa diabetici tipo 1? Cause

Il diabete di tipo 1 è causato dalla distruzione delle cellule β – le uniche che producono insulina – da parte di specifici anticorpi, e dalla conseguente progressiva carenza di insulina.

Gli anticorpi coinvolti sono di vario genere:

  • contro l’insulina;
  • contro la proteina GAD65;
  • contro la proteina IA-2;
  • contro la proteina IA-2β;
  • contro la proteina ZNT8.

Gli studi dimostrano che gli anticorpi specifici iniziano a svilupparsi nei mesi o negli anni prima che si manifestino i sintomi.

Senza insulina il corpo non è in grado di contenere l’aumento glicemico post-prandiale, perché quest’ormone è responsabile dell’ingresso del glucosio dal plasma ai tessuti dipendenti o insulino-sensibili. Parliamo soprattutto di tessuto muscolare scheletrico, cardiaco e adiposo, nei quali è presente soprattutto il recettore GLUT-4.

Per questo motivo, le persone con diabete 1 non trattate soffrono di iperglicemia persistente.

Il fattore scatenante rimane poco chiaro e le teorie più quotate riguardano la predisposizione genetica, associate o meno a un fattore diabetogeno e/o all’esposizione a un antigene.

Fattori genetici ed ereditari

Il diabete mellito tipo 1 è una patologia che coinvolge più di 50 geni.

In base al locus o alla combinazione di loci, la malattia può risultare: dominante, recessiva o intermedia.

Il gene più forte è IDDM1 e si trova nel cromosoma 6, più precisamente nella regione di colorazione 6p21 (MHC di classe II ). Alcune varianti di questo gene incrementano il rischio di riduzione della caratteristica di istocompatibilità di tipo 1. Queste includono: DRB1 0401, DRB1 0402, DRB1 0405, DQA 0301, DQB1 0302 e DQB1 0201, che risultano più comuni nelle popolazioni europee e nordamericane. Straordinariamente, alcune sembrano esercitare un ruolo protettivo.

Il rischio di sviluppare il diabete mellito tipo 1 per un bambino è pari al:

  • 10% se il padre è affetto
  • 10% se il fratello è affetto
  • 4% se la madre è affetta e, al momento del parto, aveva 25 anni o meno
  • 1% se la madre è affetta e, al momento del parto, aveva più di 25 anni.

Fattori ambientali

I fattori ambientali influenzano l’espressione del diabete mellito tipo 1.

Per i gemelli monozigoti (che hanno lo stesso patrimonio genetico), quando uno dei due è affetto dalla patologia, l’altro ha solo il 30-50% delle possibilità di manifestarla. Ciò significa che nel 50-70% dei casi la malattia aggredisce solo uno dei due gemelli identici. Il così detto indice di concordanza è inferiore al 50%, suggerendo un’influenza ambientale molto importante.

Altri fattori ambientali si riferiscono alla zona di abitazione. Certe aree europee, nelle quali risiedono popolazioni caucasiche, hanno un rischio di insorgenza superiore di 10 volte rispetto a molti altri. In caso di traslocazione, sembra che il pericolo aumenti o diminuisca sulla base del paese di destinazione.

Ruolo dei virus

Una teoria sulle cause di insorgenza del diabete mellito tipo 1 si basa sull’interferenza di un virus. Questo solleciterebbe l’innesco del sistema immunitario che, per ragioni ancora misteriose, finisce per aggredire anche le cellule beta del pancreas.

La Famiglia virale Coxsackie, alla quale appartiene il virus della rosolia, sembra implicato in questo meccanismo ma le evidenze non sono ancora sufficienti a dimostrarlo. Infatti, questa suscettibilità non interessa tutta la popolazione e solo alcuni soggetti colpiti dalla rosolia sviluppano il diabete mellito tipo 1.

Ciò ha suggerito una certa vulnerabilità genetica e, non a caso, è stata individuata la tendenza ereditaria di particolari genotipi HLA. Tuttavia, la loro correlazione ed il meccanismo autoimmune rimangono incompresi.

Sostanze chimiche e farmaci

Alcune sostanze chimiche e certi farmaci distruggono selettivamente le cellule pancreatiche.

Il pirinurone, un rodenticida diffuso nel 1976, distrugge selettivamente le cellule beta pancreatiche provocando il diabete mellito tipo 1. Questo prodotto venne ritirato dalla maggior parte dei mercati alla fine degli anni ’70, ma non dappertutto.

La streptozotocina, un agente antibiotico ed antitumorale usato in chemioterapia per il cancro al pancreas, uccide le cellule beta dell’organo privandolo della capacità endocrina insulinica.

Sintomi e segni clinici del diabete tipo 1

Il diabete di tipo 1 esordisce improvvisamente, generalmente durante l’infanzia o l’adolescenza.

Il segno principale del diabete di tipo 1 è un livello glicemico molto elevato, che in genere si manifesta nei bambini con poliuria (aumento della minzione), polidipsia (aumento della sete) e perdita di peso per alcuni giorni o settimane.

I bambini possono anche manifestare aumento dell’appetitovisione offuscataenuresi notturnainfezioni cutanee ricorrenticandidosi del perineoirritabilità e basso rendimento scolastico.

Gli adulti con diabete di tipo 1 tendono ad avere sintomi più vari che si manifestano nell’arco di mesi anziché di giorni o settimane.

La mancanza prolungata di insulina può anche provocare chetoacidosi diabetica, caratterizzata da affaticamento persistente, pelle secca o arrossata, dolore addominale, nausea o vomito, confusione, difficoltà respiratorie e alito con odore fruttato.

Gli esami del sangue e delle urine rivelano livelli insolitamente elevati di glucosio e chetoni nel sangue e nelle urine.

La chetoacidosi non trattata può progredire rapidamente fino alla perdita di coscienza, al coma e alla morte. La percentuale di bambini il cui diabete di tipo 1 inizia con un episodio di chetoacidosi diabetica raggiunge il 15% in alcune parti dell’Europa e del Nord America, e l’80% nei paesi in via di sviluppo.

FONTE